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People Management: Asilo nido aziendale

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Già cento anni fa Luisa Spagnoli, fondatrice della Perugina, aveva istituito una sorta di servizio di asilo aziendale per le mamme lavoratrici, costrette a sostituire i mariti andati in guerra e allo stesso tempo in difficoltà per crescere i figli da sole. L’imprenditrice portò un’innovazione lungimirante: le donne potevano allattare i bambini durante l’orario di lavoro, senza perdere tempo e denaro e con la certezza che i loro figli fossero al sicuro a poca distanza da loro.

L’asilo aziendale è una struttura organizzata per accogliere bambini fino ai tre anni di età. Realizzata nelle pertinenze del luogo di lavoro o nelle immediate vicinanze, cui possono accedere i figli dei dipendenti delle organizzazioni promotrici. Per contenere i costi oppure in presenza di un ridotto numero di ospiti figli di dipendenti, tali strutture possono accogliere una percentuale di bambini non figli di dipendenti.

La realizzazione di un asilo nido può rappresentare per l’organizzazione promotrice l’espressione di apertura alle necessità del contesto sociale in cui opera e, più direttamente, una forma di attenzione per le esigenze dei propri collaboratori e dei loro bambini.
Non è certamente da escludere la possibilità di creare efficaci rapporti di collaborazione con le amministrazioni locali nello sviluppo di tali iniziative, usufruendo altresì di alcune agevolazioni economiche.

L’apertura di un nido aziendale può quindi concorrere a realizzare importanti obiettivi quali:

  • contribuire al miglioramento della qualità della vita dei lavoratori anche attraverso la riduzione del tempo da dedicare alla ricerca e all’accompagnamento dei figli agli asili nido;
  • favorire un rientro delle lavoratrici dalla maternità in tempi più rapidi e con un atteggiamento più sereno;
  • fidelizzare le risorse umane operando un’azione di retention sui lavoratori che abbiano carichi familiari;
  • favorire, attraverso il sostegno alla gestione familiare, le possibilità di sviluppo e carriera delle donne lavoratrici e la valorizzazione dell’apporto professionale di ciascuna di esse alla vita dell’impresa.

Per un’organizzazione è necessario innanzitutto conoscere le esigenze dei propri dipendenti rispetto alla realizzazione di un asilo nido aziendale. L’analisi della domanda è un passaggio fondamentale per la progettazione e l’avvio di un servizio, senza contare che oggi, in molte organizzazioni, l’età media dei dipendenti non suggerisce affatto di muoversi verso l’erogazione di benefit rivolti alle più tenere età.

Quando l’azienda mette in atto meccanismi di rilevazione della domanda, crea comunque aspettative tra i dipendenti le cui ripercussioni non devono essere sottovalutate. Si suggerisce, quindi, di attivare queste rilevazioni quando già esistono ipotesi concrete di porre in atto l’investimento, mentre in una prima fase è più opportuno procedere a una valutazione sulla base delle informazioni in possesso dell’azienda e di sondaggi informali.

Se, in seguito alle rilevazioni operate, ci si accorge che nella propria azienda il numero dei bambini interessati è eccessivamente ridotto per attivare un asilo nido aziendale, può essere valutata l’opportunità di unirsi a una o più aziende per realizzare congiuntamente il servizio. Si configurerà così la fattispecie di asilo interaziendale. Le aziende che decidono di ricorrere a una soluzione interaziendale possono utilizzare una forma di gestione diretta o indiretta e conseguentemente individuare le forme giuridiche più opportune.

La soluzione più flessibile sembra quella di utilizzare una gestione indiretta ricorrendo a un gestore esterno, cui le varie aziende interessate affidano comunemente il servizio.

Nel caso in cui ci si orienti a favore di una gestione diretta, vi è la possibilità di costituire una società per la gestione dell’asilo con la partecipazione di più imprese: questa può assumere le forme di un consorzio o di un’associazione temporanea di scopo.

Il Piano Nazionale degli Asili Nido del 2001 si è concretizzato, in prima istanza, nella pubblicazione dell’art. 70 della legge finanziaria per l’anno 2002 n° 448 con cui è stato istituito un fondo per la realizzazione di asili nidi e servizi educativi alla prima infanzia, fissato in 50 milioni di euro per l’anno 2002, 100 milioni di euro per l’anno 2003 e 150 milioni di euro per l’anno 2004, da ripartire fra le regioni per la costruzione di asili-nido e di micro-nidi nei luoghi di lavoro.

Nel 2002, con la legge finanziaria n° 289 per l’anno 2003, viene istituito con l’art. 91 il Fondo di rotazione per il finanziamento dei datori di lavoro che realizzano, nei luoghi di lavoro servizi di asilo-nido e micro-nido, al fine di assicurare una continuità economica al piano di riforma dell’organizzazione dei servizi educativi alla prima infanzia.

L’art. 70 della L. 448/01, stabilisce inoltre che: “le spese di partecipazione alla gestione dei micro-nidi e dei nidi nei luoghi di lavoro sono deducibili dall’imposta sul reddito dei genitori e dei datori”. La misura di tali detrazioni viene fissata successivamente dal D.M. del 17 maggio 2002.

Nell’ambito del Fondo di rotazione per il finanziamento in favore di datori di lavoro che realizzano, nei luoghi di lavoro, servizi di asilo nido e micro-nidi, si stabiliscono inoltre i criteri di accesso al finanziamento, in particolare si delibera che al momento della valutazione delle domande si terrà conto: della loro provenienza, delle condizioni economico produttive di quelle aree territoriali, del tasso demografico (bambini 0-2 anni), del numero di bambini senza posto nido o in lista d’attesa e del tasso di occupazione delle donne in età fertile (tra i 15 e i 49 anni).

L’implementazione di un tale servizio è indubbiamente impegnativa, ma le ricadute sull’organizzazione sono senz’altro positive in termini di miglioramento del clima aziendale e dell’immagine dell’azienda.

Bibliografia:

  • People management, Mauro Tomè, Simona Deiana, Daniela Patruno, Loretta Redaelli
  • Come e perché realizzare un asilo nido aziendale o interaziendale, Comune di Milano
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