Ascolta “Metodo Walt Disney” su Spreaker.
Le aziende competitive devono innovare e alla base del processo di innovazione c’è la creatività, ossia la capacità di vedere le cose in modo diverso, la capacità di escogitare relazioni originali, la capacità di unire cose diverse creando qualcosa di nuovo.
Il metodo Walt Disney, oggi ampiamente utilizzato nei percorsi di coaching neurolinguistici, è allora un interessantissimo approccio alla generazione di idee innovative.
Il metodo Walt Disney nasce nel 2005 dal lavoro del trainer di programmazione neuro linguistica Robert Dilts. Non si tratta certamente di una metodologia che consenta a chiunque di trasformare le visioni grandiose del celebre disegnatore e produttore cinematografico in risultati straordinari, ma si tratta comunque di una strategia cui chiunque può ricorrere per essere creativo. L’idea di Robert Dilts è
semplicemente quella di formalizzare una strategia della creatività, così che chiunque possa replicarla con sé stesso.
Il metodo Walt Disney si basa sull’interpretare tre ruoli consecutivi e distinti, in tre fasi distinte, nel ciclo di produzione di un’idea: il ruolo del sognatore, quello del realizzatore e quello del critico. Ad ogni fase corrisponde una determinata caratteristica, dalla generazione dell’idea all’attuazione di un piano per implementarla per arrivare infine al rimodellamento o all’abbandono dell’idea.
Fase 1: Il sognatore
La fase del sognatore è la fase creativa per eccellenza. Per metterla in pratica è opportuno immergersi in un luogo che ci metta completamente a proprio agio, che ispiri serenità, per far esplodere la propria creatività. In questa fase basta semplicemente lasciarsi andare. Si tratta di immaginare cosa si realizzerebbe avendo accesso a risorse infinite. Non bisogna porre freno ad obiettivi e visioni futuristiche e a idee sorprendenti o stravaganti.
Fase 2: Il realista
La fase del realista è la fase in cui ci si sveglia dal sonno e si individua in che modo trasformarlo in realtà. Si declina il progetto in task, in work packages, in un gantt che delineano passo dopo passo tutte le azioni che devono essere messe in atto per trasformare il prodotto della fase 1 in un risultato concreto.
Fase 3: Il critico
Nella fase del critico si analizzano le motivazioni per le quali il progetto potrebbe non funzionare. Il critico esamina l’idea con il fine di identificarne le lacune. Una volta individuate, si prendono in considerazione le due opzioni:
Il metodo Walt Disney porta con sé il vantaggio di condurre alla generazione di idee visionarie, ma realistiche in quanto validate attraverso tre diverse prospettive.
Per contro, nel caso di idee molto complesse, le fasi 2 e 3 possono giungere all’eliminazione dell’idea in un processo creativo che diventa intrinsecamente lungo e costoso.
Il metodo Walt Disney può essere utilizzato per la generazione di idee da parte di singoli o da parte di intere organizzazioni, tanto nella macro progettazione, quanto nella micro progettazione, quindi è possibile ricorrere ad esso sia per un progetto nella sua complessità, che per l’elaborazione di un suo singolo componente.
Attenzione però a non rimanere intrappolati in una delle tre fasi: un team che sia esclusivamente critico o un collaboratore che sia un inguaribile sognatore, non portano lontano…