L’Italia ha nell’arredo uno dei settori di maggior rilevanza, sia in termini nazionali sia di export. Come cambiano le dinamiche del mercato post crisi, e quale potrà essere la differenza nell’approcciare i due contesti (interno e internazionale)? Pensando alla supply chain, le difficoltà sopravvenute nella delocalizzazione della fornitura dei componenti e/o della produzione, che impatto avranno sulla filiera e sul valore del Made in Italy?
Il cambiamento più importante nel mercato post crisi sia interno che internazionale sarà la necessità/opportunità di creare relazioni non fisiche trovando soluzioni che riescano ad emozionare e far provare sensazioni tali da soddisfare le esigenze ed aspettative dei clienti. Sfida molto complessa consideran-
do che trasmettere il “feel and touch” nel processo decisionale di acquisto per molti prodotti del mobile è molto importante. La nostra supply chain ruota in un raggio che non va oltre alcuni paesi dell’est Europa, non troppo lontani da noi e quindi la filiera si è fermata per l’impossibilità di spedire ai clienti e non di produrre. Dobbiamo pertanto rivedere e ripensare la distribuzione dei prodotti al cliente finale. In queste settimane è stato quasi impossibile raggiungere i nostri clienti finali anche per chi aveva già ordinato e stava aspettando i nostri mobili prima della emergenza.
Si parla di un consumatore che da domani potrebbe manifestare valori, necessità e consapevolezze “nuove”.
È possibile ragionare su tipologie e insight di prodotto che potrebbero meglio rispondere a una nuova tipologia di domanda? L’artigianalità avrà un peso differente rispetto al passato?
…la necessità / opportunità di creare relazioni non fisiche trovando soluzioni che riescano ad emozionare
Ho letto di recente diverse analisi e teorie sulle nuove necessità del dopo-virus. Si parla di dimensione delle abitazioni dove più spazio a disposizione permetterebbe di riorganizzare gli spazi, creare aree per l’home office e/o una piccola palestra o un’area dove ci si possa dedicare ai propri hobbies o passioni. Questo potrebbe far crescere la domanda di alcune categorie di prodotto ma non credo cambierà significativamente la domanda, immagino invece che crescerà la voglia di rendere la propria casa più accogliente e più adatta a soddisfare il proprio stile di vita.
Per noi sarà importante essere flessibili e capaci di rispondere a questi bisogni, probabilmente riscoprendo un po’ di artigianalità per personalizzare molte cose che proponiamo.
La crisi sta modificando sia i modelli distributivi sia quelli d’acquisto da parte dell’end user. Cosa implica questo nel rapporto produttore-punti vendita, e come cambierà il rapporto tra questi ultimi e il cliente finale?
Sì, il modello distributivo sta cambiando già da qualche anno e questa emergenza ha imposto una accelerazione a tutti. Oramai il processo decisionale di beni di consumo durevoli, che richiedono investimenti importanti da parte delle famiglie, si svolgono con continue interazioni fra siti internet e visite presso i punti vendita. L’omnicanalità sta diventando sempre più importante e riuscire a gestirne la complessità, intesa come convivenza dell’online con i negozi, le tecnologie digitali con la formazione del personale, la coerenza dell’immagine del brand nei diversi canali, il servizio al cliente finale inteso come supporto alla vendita fino alla consegna e montaggio, rappresenta una nuova sfida ma anche una grande opportunità.
Le aziende hanno visto sconvolto i loro piani marketing con l’annullamento delle principali manifestazioni fieristiche. In futuro fiere ed eventi torneranno ad essere gli appuntamenti fondamentali per la proposta commerciale, o assisteremo a logiche ripensate? Quali strategie di marketing e comunicazione si stanno attuando in questa fase e quali linee guida vanno impostate in termini di comunicazione per il futuro?
L’evento fiera è sempre una grande occasione di incontro che va oltre la pura presentazione dei prodotti e condivisione delle strategie commerciali e marketing. La relazione fra persone rimane un elemento chiave del business. Certo è che il virus ci ha fatto scoprire altri mezzi che sfrutteremo sicuramente di più nei prossimi anni.
Webinar, eventi live sul web, virtual tour, etc. sono strumenti a cui ci stiamo abituando e che offrono contenuti che possono essere diffusi con grande velocità ed efficacia e che assumeranno un peso sempre maggiore nelle future strategie di comunicazione e marketing.
L’omnicanalità sta diventando sempre più importante e riuscire a gestirne la complessità, intesa come convivenza dell’online con i negozi, le tecnologie digitali con la formazione del personale, la coerenza dell’immagine del brand nei diversi canali rappresenta una nuova sfida ma anche una grande opportunità
Tratto da: 2facethechange by Pubblimarket2 (vedi documento)