Il cervello ha bisogno di semplicità. Pesa per il 2% del nostro corpo ma consuma il 20% della nostra energia.
Le aziende e le idee che negli ultimi anni hanno avuto più successo sono quelle che hanno saputo offrire esperienze d’acquisto, d’uso e di comunicazione, semplice.
La parola semplice fa paura. La si associa a superficialità, banalità e semplicismo. È vero il contrario. Come diceva Leonardo, la semplicità è la più alta delle sofisticazioni.
Essere semplici significa arrivare all’essenziale, salvare il valore, buttare il superfluo. La semplicità non è antagonista della complessità, se ne nutre ed è il giusto modo per affrontarla. Spesso invece sfidiamo la complessità con le complicazioni.
In queste ore, giorni, settimane di emergenza si invoca semplicità ovunque. Si è visto che, dove le cose erano già semplici, è stato possibile fronteggiare meglio la situazione.
Un’emergenza crea terreno fertile per innovare. E la semplicità è un viaggio, non solo una destinazione. Non è un vezzo intellettuale, è una business practice. Una riprova di ciò la offre il Simplicity Index che pondera il valore economico dell’impatto della semplicità sui profitti e la reputation delle aziende.
Siegel, grande esperto di semplicità, si domanda perché, nonostante gli indubbi vantaggi della semplicità, nella quotidianità vinca la complessità. Perché la complessità sia lo status quo e non si sia pronti a cambiarlo. Una delle spiegazioni che offre è che la complessità abbia anche un che di fascinoso e perverso.
“Come parla bene, non ho capito nulla, però deve essere bravo se parla così”. No, se parla in modo che nessuno lo capisca non è bravo, è un incapace! Bravo è colui capace di trasmettere quel concetto in modo comprensibile.
La complessità ha degli alfieri che la difendono: quelli del “Si è sempre fatto così”, quelli del “Lo prevede la procedura”, quelli ancora del “Non saremmo compliant”. Sono coloro che ergono le barriere delle complicazioni.
L’emergenza che stiamo vivendo è uno choc, ma se proprio bisogna trovare un aspetto positivo, io dico che è l’averci spinto ad accelerare il cambiamento. Anzi, non spinto, imposto brutalmente.
Sempre Siegel ricorda che la semplicità si basa su 3 “pillar”: transparency, clarity, usability.
Costruire semplicità non è da tutti. Chi innova sa bene che la semplicità non è solo un obiettivo, ma è un modo di fare ed essere.
Tra gli ingredienti per costruire semplicità dicevamo esserci la chiarezza. Di questo parlerò nei prossimi articoli. Come si può essere chiari? Che cosa fare per costruire una comunicazione immediata, fruibile, semplice?
La semplicità è tutto meno che facile: richiede impegno e disciplina, intelligenza e coraggio, capacità e determinazione.
Chi vuole innovare e risolvere le complessità con la semplicità avrà vita dura in azienda. È più facile nascere semplici che diventarlo.
Quindi, chi vuole innovare e portare semplicità in azienda come nelle Istituzioni, si prepari a lottare, e anche duramente.
Il portato innovatore delle semplicità fa paura e troverà molti ostacoli. A forse questo però deve il suo fascino.