L’Italia ha nell’arredo uno dei settori di maggior rilevanza, sia in termini nazionali sia di export. Come cambiano le dinamiche del mercato post crisi, e quale potrà essere la differenza nell’approcciare i due contesti (interno e internazionale)? Pensando alla supply chain, le difficoltà sopravvenute nella delocalizzazione della fornitura dei componenti e/o della produzione, che impatto avranno sulla filiera e sul valore del Made in Italy?
L’effetto mondiale di questa pandemia ha in qualche modo avvicinato i Paesi. Con le chiusure governative obbligatorie per le attività non essenziali, prima in Europa e poi negli Stati Uniti (alcuni stati prima di altri), si è in qualche modo livellato il ritmo della domanda e dell’offerta di prodotti e l’andamento abitualmente regolato da severi accordi contrattuali. Il mercato nordamericano per noi spazia dal contract al retail. Il contract per il Gruppo è da intendersi come multidisciplinare, in quanto forniamo il settore residenziale (condomini), hospitality (hotel, teatri, ristoranti) e istituzionale (uffici e luoghi di lavoro). La vendita al dettaglio si concentra principalmente su ristrutturazioni di cucine singole, nuove costruzioni, esigenze di arredamento d’interni, ecc. L’attività è principalmente connessa al mercato immobiliare, agli operatori nel real estate e nell’ospitalità. Gli italiani qui normalmente gestiscono le esigenze del mercato locale anche in estate, durante il famoso – o famigerato – mese di agosto in cui l’Italia in qualche modo interrompe (ora rallenta) la produzione. La situazione attuale non è così diversa – per quanto riguarda la gestione pratica del business – ma ci ha influenzato a livello globale e ha in qualche modo livellato le aspettative.
Si parla di un consumatore che da domani potrebbe manifestare valori, necessità e consapevolezze “nuove”.
È possibile ragionare su tipologie e insight di prodotto che potrebbero meglio rispondere a una nuova tipologia di domanda? L’artigianalità avrà un peso differente rispetto al passato?
…diamo maggior valore alla qualità degli oggetti che ci circondano, e alle persone care che vivono con noi
#iorestoacasa o #stayhome, stiamo trascorrendo molto tempo a casa e continueremo a farlo. Stiamo portando l’ufficio a casa, la palestra a casa, il cinema a casa, il ristorante a casa. Non riprenderemo presto lo stile di vita “normale” e abbiamo scoperto – o forse siamo stati costretti a scoprire – la bellezza di stare a casa. Forse diamo maggior valore alla qualità degli oggetti che ci circondano, e alle persone care che vivono con noi. Apprezziamo un divano comodo, la sedia ergonomica, la libreria organizzata, la cucina funzionale… il design Made in Italy offre tutto questo. Dobbiamo essere ancora più orgogliosi di ciò che facciamo.
La crisi sta modificando sia i modelli distributivi sia quelli d’acquisto da parte dell’end user. Cosa implica questo nel rapporto produttore-punti vendita, e come cambierà il rapporto tra questi ultimi e il cliente finale?
Dovremo portare nelle case dei nostri clienti, negli studi di progettazione, negli uffici, alcune delle esperienze che sono abituati a vivere all’interno dei nostri showroom. Questi vengono progettati, presentati e allestiti da persone di talento in modo che i clienti non solo vedano, tocchino e percepiscano gli oggetti, ma vivano esperienze confortevoli e lussuose, respirando professionalità e competenza. Riavremo tutto questo negli showroom, ma per ora lo porteremo noi dal cliente… videochiamate, riunioni virtuali, rendering, ecc., la tecnologia ci aiuta a essere molto più connessi mentre siamo separati.
Le aziende hanno visto sconvolto i loro piani marketing con l’annullamento delle principali manifestazioni fieristiche. In futuro fiere ed eventi torneranno ad essere gli appuntamenti fondamentali per la proposta commerciale, o assisteremo a logiche ripensate? Quali strategie di marketing e comunicazione si stanno attuando in questa fase e quali linee guida vanno impostate in termini di comunicazione per il futuro?
Ritorneremo alle interazioni umane e agli incontri in fiera, c’è un enorme desiderio di riprendere una vita “normale”; tuttavia, saremo più cauti e più premurosi. Solo migliori, spero. Per ora, abbiamo la necessità di essere più presenti online, più presenti nei monitor delle persone, nei tablet, negli smartphone… dobbiamo portare contenuti, storie e non solo prodotti. Stiamo investendo in questa direzione.
Dovremo portare nelle case dei nostri clienti, negli studi di progettazione, negli uffici, alcune delle esperienze che sono abituati a vivere all’interno dei nostri showroom
Tratto da: 2facethechange by Pubblimarket2 (vedi documento)