L’Italia ha nell’arredo uno dei settori di maggior rilevanza, sia in termini nazionali sia di export. Come cambiano le dinamiche del mercato post crisi, e quale potrà essere la differenza nell’approcciare i due contesti (interno e internazionale)? Pensando alla supply chain, le difficoltà sopravvenute nella delocalizzazione della fornitura dei componenti e/o della produzione, che impatto avranno sulla filiera e sul valore del Made in Italy?
È ancora difficile capire a fondo come sarà il mondo postCovid-19 e quali cambiamenti ci saranno nel settore dell’arredamento; di fatto da un giorno all’altro il mondo si è fermato e abbiamo dovuto adattarci. In azienda la produzione è ancora ferma mentre gli uffici lavorano in modalità smart working: nel breve termine le ricadute saranno sicuramente pesanti sia sul fronte del mercato domestico che internazionale, gran parte dei paesi stanno affrontando l’emergenza sanitaria con un focus chiaramente sugli aspetti di sicurezza e protezione delle collettività. Nel medio e lungo termine, tuttavia, ritengo che le persone daranno sicuramente più valore alle loro case rispetto a prima e cercheranno di rendere gli spazi più funzionali e fluidi nei loro scopi. Torneremo a cercare la casa-rifugio, favorendo le aziende in grado di proporre soluzioni belle, funzionali e smart: se dal punto di vista della creatività di prodotto il Made in Italy non ha rivali, mi auguro che invece l’occasione di crisi consenta di aprire una riflessione sul modello di comunicazione e distributivo, strutturando diversamente la promozione internazionale.
Si parla di un consumatore che da domani potrebbe manifestare valori, necessità e consapevolezze “nuove”.
È possibile ragionare su tipologie e insight di prodotto che potrebbero meglio rispondere a una nuova tipologia di domanda? L’artigianalità avrà un peso differente rispetto al passato?
Torneremo a cercare la casa-rifugio, favorendo le aziende in grado di proporre soluzioni belle, funzionali e smart
È ormai evidente a tutti come l’emergenza globale imposta dal diffondersi della pandemia da Covid-19 abbia radicalmente influenzato comportamenti e stili di vita. In taluni casi si è assistito ad un’accelerazione di cambiamenti già in corso, come la digitalizzazione massiva (+17% della fruizione digital nel periodo 21/2 – 22/3, fonte GFK) che sta ridisegnando il modo di lavorare (smart working), formarsi (webinars, corsi online) intrattenersi (videogiochi, serie tv), acquistare (spesa online), mantenersi in forma (fitness online, istruttori digitali), intrattenersi con amici (aperitivi davanti allo schermo). Per quanto riguarda il mondo dell’arredo e dell’abitare in particolare, tutto ciò renderà necessario approcciare in modo nuovo il design degli spazi. Cambieranno le nostre case, i luoghi domestici saranno ripensati per essere multi-funzionali; cambieranno gli ambienti di lavoro, nuove regolamentazioni imporranno distanze di sicurezza e limiti di accesso a spazi privati e pubblici impattando su diversi aspetti come le interazioni sociali, le consegne a domicilio, le aree di sanificazione, ecc. Il Covid-19 ci ha reso tutti democraticamente più vulnerabili, ma anche più esigenti e accurati nelle scelte, premiando il consumo responsabile (e non solo sostenibile), condivisibile, eccellente. E nel mondo del design, l’Italia e il Made in Italy avranno forse una marcia in più per ripartire: tutto ciò che è bello, armonico, piacevole ma anche giusto, etico e sostenibile diventerà fortemente desiderabile, in un mondo che per alcuni mesi avrà vissuto con il fiato sospeso temendo per la propria sopravvivenza.
La crisi sta modificando sia i modelli distributivi sia quelli d’acquisto da parte dell’end user. Cosa implica questo nel rapporto produttore-punti vendita, e come cambierà il rapporto tra questi ultimi e il cliente finale?
Molto cambierà, nel modo di vivere e nel modo di acquistare. Da un lato, come detto, si è verificata la diffusione degli strumenti digitali che mai ci saremmo sognati di utilizzare in modo così massivo, dall’altro scatterà sicuramente anche un rinnovato bisogno di “reale”, una grande voglia di recuperare quello che più ci manca oggi: il tocco, il contatto, la dimensione reale. Tutto questo si confronterà con nuove regole e, nei punti vendita, si tradurrà probabilmente in nuove esperienze di acquisto, meno effimere e più autentiche, dettate certo dal necessario distanziamento sociale, ma anche dall’iper-sartorialità del servizio e della progettualità, recuperando probabilmente la dimensione del personalizzato e del su misura e, sicuramente, il rapporto uno ad uno.
Le aziende hanno visto sconvolto i loro piani marketing con l’annullamento delle principali manifestazioni fieristiche. In futuro fiere ed eventi torneranno ad essere gli appuntamenti fondamentali per la proposta commerciale, o assisteremo a logiche ripensate? Quali strategie di marketing e comunicazione si stanno attuando in questa fase e quali linee guida vanno impostate in termini di comunicazione per il futuro?
I più grandi eventi di settore, e non solo, sono stati cancellati, dal Salone del Mobile di Milano, alla Biennale di Architettura di Venezia, dal MIPIM di Cannes, al Light+Building di Francoforte. Nel mentre sono esplosi nuovi luoghi di fruizione digitale: dirette live di presentazione prodotti, webinar, interazioni sui social ci hanno permesso di restare uniti, pur nella distanza. Tuttavia nelle prossime settimane più che sui canali sarà fondamentale fare una riflessione su modalità e contenuti della futura strategia di marketing delle aziende. Personalmente penso che i brand dovranno imparare a comunicare meno e meglio, ma soprattutto più responsabilmente, rispettando la vita quotidiana delle persone, puntando su valori che in qualche modo sostengono il bene comune. Più trasparenza e meno manipolazione, più informazione e meno hard selling. Ci sono tre parole che rimarranno impresse per molto tempo nell’immaginario collettivo globale: responsabilità, perché sicuramente una pandemia di queste proporzioni ci ha reso tutti responsabili; solidarietà perché ci siamo riscoperti tutti accomunati dallo stesso destino; ed infine pazienza. In un mondo abituato a correre, si riafferma il valore del tempo, delle persone e delle piccole cose. Anche il marketing e la comunicazione dovranno misurarsi con questi nuovi valori.
Più trasparenza e meno manipolazione, più informazione e meno hard selling
Tratto da: 2facethechange by Pubblimarket2 (vedi documento)