Nel nostro articolo L’arte di comunicare secondo Cicerone abbiamo visto come non vi sia nulla di più nobile che possedere l’abilità di catturare l’attenzione delle persone con la parola, ma per parlare di un argomento bisogna conoscerlo.
Abbiamo visto come l’arte oratoria sia composta da cinque parti: l’invenzione, la disposizione, l’elocuzione, la memoria e la declamazione. Parleremo oggi dell’invenzione.
Nel nostro articolo L’arte di comunicare secondo Cicerone: l’invenzione abbiamo visto come l’oratore debba essere un uomo intelligente, acuto sia per doti naturali che per esperienza, il quale sappia individuare con scaltrezza che cosa e in che modo pensino, sentano, giudichino e desiderino i suoi interlocutori o coloro che gli cerca di persuadere.
Nel nostro articolo L’arte di comunicare secondo Cicerone: La disposizione abbiamo visto come sia sicuramente preferibile una saggezza inespressa a un’ignoranza loquace. Sono, secondo Cicerone, da considerare difetti tanto l’incapacità espressiva di chi, pur conoscendo bene il proprio argomento, non riesce a spiegarlo con parole appropriate quanto l’ignoranza di chi, sempre pronto alla parola, non è sostenuto da adeguate conoscenze.
Abbiamo visto in L’arte di comunicare secondo Cicerone: L’Elocuzione che non esiste un unico stile per ogni argomento, per ogni destinatario né per ogni oratore o situazione. Determinate circostanze richiedono un certo stile, altre ne esigono un altro. Sapere come e quando intervenire è essenzialmente un fatto di saggezza. Secondo Cicerone, colui che si esprime correttamente non viene ammirato. Viene però deriso chi si esprime male e non solo in quanto oratore, ma come persona.
Parliamo in questo appuntamento di esercitazione e memoria.
Figura 1 – Marco Tullio Cicerone.
Se qualcuno pensa che tutti i requisiti di un buon oratore possano essere conseguiti solo con l’impegno e l’esercizio, sbaglia.
È evidente che certe buone qualità possono essere migliorate con l’applicazione e che le imperfezioni si possono attenuare e correggere, ma ci sono persone così impacciate nel parlare o con un timbro di voce talmente sgradevole e aspetto o movenze così poco eleganti che, nonostante le loro doti intellettuali e la loro padronanza della tecnica oratoria, non riusciranno mai a essere stimati come validi comunicatori. Al contrario alcuni sono così abili e talmente dotati per natura che quasi non sembrano creature umane, ma divine.
Da un oratore si pretendono l’abilità argomentativa dei dialettici, la profondità di pensiero dei filosofi, l’eleganza espressiva dei poeti, la memoria del giurista, il tono di voce e la gestualità degli attori migliori. Per questo non c’è nel genere umano figura più rara di un perfetto oratore.
È importante per chi intraprende la via dell’arte oratoria avere dei modelli da imitare, e seguire scrupolosamente quegli aspetti che di essi appaiono come migliori.
Agisce bene, invece, colui che innanzitutto è estremamente accorto nella scelta del modello e che poi si limita a imitarne i tratti in cui esso eccelle.
Tra gli autori che si sono occupati dell’arte di comunicare non è possibile sceglierne uno solo, dal quale trarre tutte le riflessioni, in qualunque forma siano proposte. È invece opportuno riunire elementi tratti da tutti gli autori migliori, e desumere da ciascuno di essi ciò in cui egli sembra essere superiore agli altri.
L’esercizio della scrittura è il migliore e più efficace maestro dell’arte di saper comunicare.
Mentre scriviamo infatti si presentano spontaneamente tutte le idee pertinenti al nostro oggetto sia quelle di repertorio sia quelle originali dettate dall’esperienza personale.
Chi è abituato a scrivere ha inoltre il vantaggio che anche quando improvvisa un discorso si esprime in termini simili a quelli di un testo scritto con il risultato che l’eloquio e uniforme.
Qualora si provi un discorso per esercitarsi esso va affrontato come se ci si trovasse effettivamente nella situazione reale.
Coloro che vogliono esercitare quella particolare capacità che è la memoria devono immaginare dei luoghi, fissarli nella mente e collocare in essi ciò che intendono ricordare.
In tal modo l’ordine dei luoghi immaginari conserverà l’ordine delle cose e le immagini delle cose richiameranno alla mente le cose stesse.
Coloro che possono darci informazioni, oppure coloro ai quali dovremmo replicare inoltre andranno ascoltati con particolare impegno in modo che le parole non si limitino a giungere al nostro orecchio, ma si fissino nella mente.
All’origine di questa facoltà c’è senz’altro la predisposizione naturale, tuttavia quasi nessuno è di memoria così solida da poter ricordare l’ordine di parole nomi o concetti senza apposite tecniche di organizzazione mentale o viceversa così fragile da non poter migliorare.
Al fine di esercitare la memoria bisogna dunque avvalersi di visualizzazioni chiare, semplici, contigue ed immagini efficaci precise e intense che siano in grado di offrirsi istantaneamente al pensiero e colpirlo.
Un’abilità di questo tipo si consegue con l’esercizio dal quale a sua volta deriva l’abitudine alla memorizzazione di parole simili declinate e organizzate in categorie dal particolare al generale o con la sintesi dell’intero concetto in una singola immagine.