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AI: 4 casi di implicazioni organizzative legate all’implementazione dell’intelligenza artificiale

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26 Febbraio 2025

Introduzione

Nel corso del nostro viaggio nell’analisi di quali siano le influenze e le implicazioni organizzative dell’implementazione dell’intelligenza artificiale nelle organizzazioni, descriviamo nel seguito 4 differenti casi di sviluppo delle competenze sull’intelligenza artificiale.

In particolare, le quattro aziende considerate adottano metodologie diverse tra di loro, a dimostrazione del fatto che non esiste una one-best-way volta a risolvere questa sfida organizzativa in maniera assoluta.

 

1.  Accenture

Il primo caso riguarda la multinazionale di consulenza strategica e direzionale Accenture[1]. Quest’ultima ha creato una partnership strategica con il Berkeley Institute for Data Science, al fine di creare opportunità di collaborazione tra ricercatori, studenti e dipendenti dell’azienda. In questa maniera si cerca di effettuare nuove scoperte nel campo dell’intelligenza artificiale e di individuare nuovi metodi di applicazione della stessa a livello organizzativo. Inoltre, sirafforza l’intero ecosistema fondato su questa tecnologia e si formano nuovi talenti esperti in data science, che poi potranno essere assunti da Accenture stessa.

Nello specifico, il programma di questa partnership prevede, tra gli altri, i seguenti punti[2]:

  • Ricerche sinergiche in campo medico volte a creare microscopi dotati di intelligenza artificiale, in grado di processare le immagini di alcune malattie e di effettuare uno screening del cancro della cervice;
  • Sviluppo di nuove soluzioni in ambito medico basate sulla visione artificiale e sulle reti neurali;
  • Formazione di linee guida sull’etica dell’intelligenza artificiale, al fine di evitare la presenza di bias epregiudizi discriminatori, e la violazione della privacy

tali innovazioni si inseriscono perfettamente nella filosofia aziendale di Accenture, che ha come obiettivo quello di combinare la tecnologia e l’ingegno umano per migliorare la comunità sociale in cui è inserita.

Gli aspetti della collaborazione precedentemente descritti rientrano anche nei principali valori aziendali inseriti nel codice etico di Accenture[3]. In particolare, le prime due innovazioni sono riconducibili al valore definito come “Crea valore per i nostri clienti”, perché sono volte a migliorare la ricerca in ambito medico. L’ultima innovazione invece può rientrare in due diversi valori aziendali, ossia quello legato alla protezione delle persone e delle loro informazioni e quello relativo alla conduzione delle attività aziendali in maniera responsabile.

 

2.  Levi Strauss & Co

Il secondo caso riguarda Levi Strauss & Co, ossia una delle più importanti aziende di abbigliamento a livello mondiale. Quest’ultima, a partire dal 2020, ha adottato un doppio approccio per sviluppare le competenze sull’intelligenza artificiale[4]:

  • ha assunto specialisti dall’esterno per rinforzare la forza lavoro; dall’altra
  • ha dato luogo ad una serie di interventi di formazione e di riqualificazione indirizzati ai dipendenti già presenti in azienda.

Nello specifico, la seconda attività coinvolge tutti i lavoratori, in modo tale da sviluppare competenze a tutti i livelli organizzativi e da raggiungere così la già citata “democratizzazione” dell’intelligenza artificiale[5]. Questa iniziativa presenta un’offerta formativa interna che prevede le seguenti attività: corsi sull’intelligenza artificiale per i pianificatori commerciali, attività pratiche di programmazione e altri insegnamenti sul design thinking e il product management.

Tra le varie proposte, quella più significativa è rappresentata dal Machine Learning Bootcamp, ossia un programmadalla durata di 8 settimane, che permette ai dipendenti di imparare ad utilizzare il linguaggio di programmazione Python, il machine learning e le reti neurali.

Secondo il capo globale della divisione dati, analytics e intelligenza artificiale dell’azienda americana, tramitequesto metodo, vi è la possibilità di diffondere le competenze necessarie in tutte le aree dell’organizzazione. Soltanto così, infatti, è possibile conseguire la vision organizzativa che prevede di diventare la miglior azienda di abbigliamento digitale a livello mondiale.

Una volta terminato il percorso all’interno del Bootcamp, alcuni partecipanti tornano alla loro normale attività, anche se con la possibilità di sfruttare le competenze acquisite per generare nuove idee e formulare prospettive di sviluppo innovative. Altri invece, entrano a far parte del Team Strategia e Intelligenza Artificiale.

 

3.  Microsoft

Pensando alla trasformazione digitale completa, si può immaginare la ridefinizione dell’intera organizzazione con l’AI come un percorso diviso in tre diversi step.

Il settore core da cui iniziare la trasformazione è rappresentato dai dipartimenti tecnici. Solo successivamente tocca alle business units, sia quelle orizzontali (vendite, marketing, finanza, risorse umane) sia le business units verticali specifiche all’industria. Mentre l’ultimo passo del processo, in cui comunque ogni step è interconnesso e necessario agli altri, è rappresentato dal coinvolgimento dei dipendenti dell’organizzazione, intesi sia come personale impiegato durante la fase di produzione del prodotto o servizio (il personale back office) sia come personale direttamente impiegato nella fase di vendita e di customer engagement (personale front-line)[6].

 

3.1.  La trasformazione dei dipartimenti tecnici

Come primo step, la trasformazione dei dipartimenti tecnici si occupa del portfolio di applicazioni dell’organizzazione. I due principali tipi di applications richiedono due approcci differenti. I due tipi di applicazioni sono ottimizzati per obiettivi diversi e richiedono processi e velocità differenti per evolvere:

  • Systems of record (SoRs): applicazioni riguardanti gli aspetti core del business, solitamente stabili nel tempo e finalizzati sull’efficacia e l’ottimizzazione dei processi. I SoRs come il Customer Relationship Management, l’Enterprise Resource Planning e il Supply Chain Management sono spesso in outsourcing o hanno una struttura complessa, ma forniscono una base stabile all’organizzazione; in altri casi vengono considerati come aspetto core del business e vengono strutturate e gestite all’interno;
  • Systems of engagement (SoEs): applicazioni che rappresentano le principali interfacce del business, in continua evoluzione e finalizzate all’engagement dei lavoratori e consumatori[7]. I SoEs sono spesso una combinazione di soluzioni interne, out-of-the-box e in outsourcing, e tendono a strutturarsi in modo più dinamico e naturalmente proiettato ad una continua evoluzione (Moore, 2014). Sono spesso software basati su micro-app, come social media, piattaforme email, mobile apps e content management systems.

Poiché l’AI non è una disciplina matura, essa richiede continue sperimentazioni, attraverso processi iterativi basati su tentativi e possibili errori, imparando con il tempo come ottimizzare il processo: cercare di inserire l’AI nei SoRs può quindi portare a gravi errori. Concentrarsi sui RoEs può invece risultare il percorso giusto, attraverso l’aggiunta dell’AI alle attuali applicazioni, rendendole maggiormente produttive e coinvolgenti, o sviluppando nuove applicazioni interamente basate sull’AI[8].

Le applicazioni che fanno parte dei RoEs hanno due obiettivi primari. Per quelle dedicate ai consumatori, gli indicatori chiave sono spesso legati all’engagement: numero di utilizzatori attivi, tempo trascorso sul sistema, tassi di conversione; per quelle dedicate ai dipendenti, le metriche utilizzate sono invece più spesso legate alla produttività: tempo risparmiato, numero di task eseguite, numero di task in corso.

Un punto d’inizio sono solitamente le application con il maggiore impatto per l’organizzazione: per Uber e Netflix l’app mobile, per Amazon Shopping il negozio online, o per le organizzazioni con un minor rapporto con i consumatori, le app più usate dai dipendenti[9].

L’AI può rendere le applicazioni più coinvolgenti e personalizzate; la funzione maggiormente utilizzata negli ultimi anni a riguardo è sicuramente la capacità di recommender systems: attualmente circa il 75% dei contenuti visualizzati su Netflix sono guidati attraverso il suo studiato e famoso recommender system, e il 35% dei prodotti acquistati dai consumatori su Amazon viene proposto attraverso raccomandazioni di prodotti basate su algoritmi di questo tipo[10].

Il funzionamento di questo sistema si basa sulle preferenze e sugli acquisti di consumatori profilati come simili, in base ai dati storici raccolti. Le preferenze possono essere esplicite, come le recensioni, classifiche o “mi piace”, o basate su indicatori indiretti; richiedono però un database molto ampio per rendere l’algoritmo consistente ed efficace per ogni consumatore.

Le interfacce utente conversazionali (quali chat-bot, omni-bots e omni-channel bots) utilizzate per il sistema appena citato hanno un grande impatto sulla trasformazione dei dipartimenti tecnici, e per questo sono spesso scelte come primo passo delle organizzazioni nella loro trasformazione in AI company. Tuttavia, questi sistemi sono molto complessi e per raggiungere

un risultato di valore è necessaria una grande quantità di dati e tecnologia AI, in modo da raggiungere le aspettative degli utilizzatori[11].

Un altro modo comune di aumentare l’engagement è rappresentato dalle opzioni di personalizzazione: attraverso processi di test e di ottimizzazione, si può arrivare al punto da personalizzare l’interfaccia del sistema in modo individuale, presentando leggere differenze per ogni utente, basate sui comportamenti e le interazioni passate (Mauro, 2020).

Anche la realtà aumentata può utilizzare l’AI come combinazione di tecnologie finalizzate a rendere l’esperienza per l’utente più dinamica e personalizzata (Biron & Lang, 2020). In altre situazioni l’obiettivo può essere quello di ridurre il tempo trascorso sul SoEs, specialmente in casi di applications molto utilizzate dai dipendenti, la cui ottimizzazione potrebbe significare un notevole risparmio di costi e aumento di produttività (Carmona, 2019). Tecniche di AI quali la computer vision e l’optical character recognition (OCR) possono in molti casi snellire in modo rilevante i processi[12].

Dopo questo primo step, le organizzazioni possono e devono cercare di portare l’AI nelle business units, affinché ogni processo aziendale possa essere coinvolto nella strategia AI.

 

3.2.  Le business units

Per massimizzare i risultati dell’applicazione dell’AI bisogna quindi essere consapevoli di applicarla con la giusta modalità a seconda del contesto di processo specifico. Per categorizzare i processi aziendali, possiamo osservare come ogni organizzazione deve bilanciare quattro diverse aree[13]:

  • Incubation: quest’area è incentrata sulla valutazione di diverse opportunità derivanti dalle nuove tecnologie per identificare possibili blue oceans per innovare il business model[14];
  • Transformation: il focus è qui incentrato sullo scalare una particolare opportunità disruptive, capace cioè di creare un nuovo mercato, identificata nell’area di incubation;
  • Performance: quest’area è concentrata nel massimizzare le fonti primarie di ricavi dell’organizzazione;
  • Productivity: l’area della produttività avrà come focus primario lo sviluppo di programmi e sistemi a supporto dell’area di performance.

Questo modello è un punto di partenza ideale per capire sia la struttura sia le diverse caratteristiche e obiettivi di un’organizzazione; è inoltre fondamentale per classificare e identificare i potenziali casi di utilizzo della AI, massimizzandone i rendimenti sulla base del loro legame con l’area associata. Quindi, proseguendo sull’esigenza di bilanciamento delle quattro aree in senso strategico:

  • L’area di incubazione conterrà diversi progetti ad alto tasso innovativo (moonshots): la strategia adottata per questo tipo di progetti sarà incentrata sul lungo periodo, non misurandone quindi l’efficacia in base a obiettivi di breve periodo come il ROI;
  • L’area di trasformazione si occuperà di progetti selezionati nella zona di incubazione, sviluppandone la crescita per renderli capaci di scalare a livello dell’intera organizzazione. Questi sono progetti che arrivano al mercato, necessitando uno sforzo e un’attenzione particolare per raggiungere la massa critica della fase di crescita;
  • L’area di performance sarà concentrata sulle iniziative AI che possono aumentare e scalare i ricavi esistenti delle core operations; queste iniziative saranno gestite ad un ritmo costante, e il loro progresso verrà misurato anche attraverso criteri di breve e medio periodo, richiedendo un investimento maggiore dei progetti moonshots;
  • L’area di produttività adotterà processi in grado di aumentare l’efficacia e l’efficienza dei processi a supporto; questi casi saranno trattati con una visuale a breve e medio periodo, guardando ai risultati in termini di efficienza da essi apportati all’azienda.

Quando il management andrà a delineare la strategia AI dell’organizzazione, dovrà quindi attentamente considerare le diverse aree di appartenenza di ogni processo: infatti, andare ad applicare le stesse strategie di adozione e sviluppo AI per aree diverse potrebbe risultare un errore molto probabile, in grado di impattare con effetti negativi molto evidenti[15].

Il team AI dovrà identificare il maggior numero di applicazioni AI nell’organizzazione, valutandone la potenzialità in base all’area di appartenenza e classificandone la rilevanza secondo il possibile impatto con il proprio business model. Un fattore critico di successo in questa fase – che possiamo trovare anche in Microsoft – è lo sviluppo di team composti da membri sia dei dipartimenti tecnici che delle business units (Carmona, 2019); solo in pochi casi questo passaggio non è necessario, come nel caso di organizzazioni già sviluppate e mature come software company, con meccanismi già pronti ed efficienti nel campo di innovazione aziendale.

In particolare, Microsoft utilizza il modello delle quattro aree di G. Moore attraverso un framework chiamato the agile value modelling: in un processo altamente interattivo tra business e tecnologia, ogni progetto viene identificato e successivamente associato in riferimento alla sua area di appartenenza, rappresentandolo con una bolla di grandezza proporzionale alla capacità potenziale di apportare valore al business[16].

Il passo successivo è assegnare una priorità e un valore ai possibili use cases in base alla correlazione con la propria strategia aziendale: i processi correlati alle aree di incubazione e trasformazione avranno come riferimento dei criteri di lungo termine:

  • Creazione di differenziazione di mercato rispetto ai concorrenti;
  • Risorse critiche a disposizione con vantaggio rispetto ai concorrenti;
  • Disponibilità a sostenere gli investimenti necessari nel tempo;
  • Possibilità di creazione di effetti di rete positivi.

Per le aree di performance e produttività, che ricercano un impatto più immediato sui risultati delle organizzazioni, i criteri a cui assegnare un peso maggiore per classificare la priorità strategica degli use cases dovrebbero essere più orientate al breve periodo:

  • Costi stimati per l’adozione;
  • ROI, attraverso le variabili di incremento delle vendite e della produttività, riduzione dei costi, miglioramento della qualità;
  • Tempo stimato di recupero dell’investimento;
  • Stima dell’impatto sulle variabili immateriali, quali le fedeltà dei clienti, l’immagine del brand, soddisfazione dei clienti;
  • Valutazione dei rischi associati all’adozione del processo;

Una volta data una classifica di priorità, bisogna valutarne i risultati, anche al fine di un tracciamento del processo di ranking, fondamentale per apprendere e migliorare dall’esperienza quando in un secondo momento bisogna ricompiere questo processo. Gli indicatori possono essere di tre tipi: indicatori relativi all’impatto economico (saranno diversi per ognuna delle aree, e potrebbero essere ad esempio ricavi, risparmi di costi, incremento della produttività); indicatori qualitativi (che andranno a misurare il livello della qualità del prodotto finale, così come del processo in sé; il livello di precisione sostenuto, la soddisfazione dei consumatori, il tasso di prodotti difettosi, il tasso di turnover dei dipendenti); e infine indicatori relativi alle implementazione e all’adozione della AI in modo da essere meglio preparati per le future adozioni (potranno essere indicatori di performance dell’area budget, dell’area di decisione strategica, il tasso di soddisfazione dei dipendenti)[17].

 

3.3.  Coinvolgimento del personale

L’ultimo fondamentale step per portare l’AI nell’organizzazione è quello di portare l’AI nei dipendenti. Solamente quando ogni dipendente sarà pienamente coinvolto nel processo di trasformazione AI potremo dire che l’organizzazione è finalmente diventata una AI company.

Esattamente come accaduto per le altre evoluzioni tecnologiche – si pensi per esempio ad i computer inizialmente introdotti nei processi aziendali, ma capaci di raggiungere pienamente il proprio potenziale aziendale solo quando il loro uso fu esteso e “democratizzato” ai dipendenti; o quanto capitato con i dispositivi mobili fino al fenomeno del “Bring your own device” – solo quando la tecnologia diventa proprietà e oggetto di lavoro per ogni dipendente, allora si può parlare di trasformazione ultimata.

Diventa allora fondamentale, per l’organizzazione, fornire il giusto contesto alla formazione pratica e di mindset dei propri dipendenti.

I requisiti necessari principali sono tre:

  • Democratizzare la conoscenza: rendere democratico l’accesso ai dati della propria organizzazione, trasformando i dati in conoscenze facili da consultare;
  • Democratizzare l’uso dell’AI: il passaggio successivo all’accesso alla conoscenza di dati, e quello di essere in grado di applicare processi di AI. Questo può essere raggiunto garantendo l’accesso a dei set di modelli AI preconfigurati.
  • Democratizzare la creazione di processi AI: l’ultimo e più importante passo nella creazione di figure organizzative AI-based è quello di raggiungere l’abilità di creare i propri modelli di AI con strumenti e caratteristiche adattate alla propria organizzazione.

 

4.  McKinsey & Company

L’ultimo esempio è dato da McKinsey & Company, multinazionale leader a livello mondiale  nel settore della consulenza strategica. Quest’azienda ha deciso di investire fortemente sulle competenze dei dipendenti operanti nella funzione “Technology and Digital”, focalizzandosi su natural language processing e machine learning[18].

Anche in questo caso si è scelto un duplice approccio:

  • sono stati assunti dei data scientists;
  • sono stati riqualificati quei subordinati la cui attività prevedeva il contatto diretto con il mondo dell’intelligenza artificiale.

Questa tecnica ha consentito di conseguire due differenti obiettivi. Infatti, l’assunzione di nuovi talenti ha permesso di introdurre idee innovative e di colmare quel gap di competenze che si era venuto a creare. Il potenziamento del personale già esistente invece, ha consentito di dare continuità alla gestione aziendale e di mantenere le persone coinvolte e motivate. Questo secondo intervento è avvenuto tramite la formulazione di un piano per riqualificare oltre 500 persone con ruoli diversi, tra cui leader, product manager, ingegneri e data expert. Allo stesso tempo, è stato creato anche un team di supporto composto da 20 esperti di intelligenza artificiale. Il processo di riqualificazione è poi avvenuto per mezzo di tre fasi principali:

  • AI Aware: si tratta del primo livello, che è rivolto a tutti i lavoratori di McKinsey e che ha come scopo quello di far comprendere i vantaggi derivanti dall’applicazione dell’intelligenza artificiale nel Ogni giornol’azienda inventa tecniche innovative per automatizzare i propri processi. Per rendere consapevoli idipendenti di queste innovazioni, sono stati messi a disposizione internamente oppure acquisiti dall’esternocorsi e materiali sul tema;
  • AI Ready: una volta superato il primo step, le persone sono consapevoli in linea generale dei benefici che caratterizzano l’intelligenza artificiale. Il passaggio successivo prevede una formazione avanzata effettuata in bootcamp gestiti da professionisti interni. In seguito, è prevista una fase di apprendimento tramite specifici corsi online;
  • AI Capable: si tratta della parte più complessa. L’obiettivo è quello di sviluppare talenti in grado di costruiresoluzioni complesse basate sull’intelligenza artificiale e di svolgere ruoli come ricercatore, product manager, machine learning architect, data engineer o data analyst. Tale scopo viene conseguito tramite lo svolgimento di un periodo di formazione on-the-job dalla durata di 6

I risultati ottenuti da questo intervento dimostrano che adesso McKinsey ha oltre 500 dipendenti che hanno raggiunto il livello “AI Aware” e che pertanto comprendono le applicazioni dell’intelligenza artificiale nel business e il potere derivante dall’uso dei dati. Circa 100 lavoratori si sono guadagnati il livello “AI Ready” e quindi conoscono le principali tecniche di data science, data architecture e data infrastructure. Oltre 50 persone invece, hanno conquistato il livello “AI Capable” e possiedono quindi le abilità necessarie per sviluppare soluzioni innovative basate su questa tecnologia.

Occorre poi sottolineare che la riqualificazione è avvenuta più velocemente per coloro che erano già impegnati nelle attività di sviluppo dei prodotti. Nello specifico, in quest’area i product manager si sono trasformati in AI product manager, gli sviluppatori di software in machine learning engineers e i data architects in data engineers.

Secondo i dirigenti di McKinsey, questa riconversione avrà un impatto positivo sul futuro delle carriere dei lorodipendenti, visto che queste competenze saranno cruciali nel contesto competitivo dei prossimi anni. Infine, si può affermare che questo processo è avvenuto sicuramente con successo, come riconosciuto anche dal Forrester Wave AI Report[19]. Infatti, quest’ultimo ha nominato McKinsey come leader a livello mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale.

Ricollegandosi al modello CUE già descritto in un nostro articolo, si può presupporre che in questo caso, visti irisultati conseguiti da McKinsey relativamente a questa tecnologia, si sia attivato il circolo virtuoso tra cultura aziendale, intelligenza artificiale ed efficacia organizzativa. In questo senso, si può affermare che lo sviluppo delle competenze necessarie per sfruttare le macchine intelligenti abbia determinato un incremento delle performance organizzative, così come è stato riconosciuto anche dal report sopra citato. Presumibilmente questi miglioramenti hanno avuto effetto anche in termini di cultura organizzativa. In particolare, gli aspetti che possono avere avuto imaggiori benefici sono il morale e la motivazione. Relativamente al primo, si può affermare che l’intervento di riqualificazione appena descritto ha un effetto positivo sulla carriera dei dipendenti di McKinsey, i quali adesso sono in possesso di un bagaglio di conoscenze più elevato. Di conseguenza, sono incentivati anche a parteciparea questi programmi di formazione, perché sanno che, grazie ad essi, le loro opportunità di proseguire nella crescitaprofessionali aumentano.

 

5.  Conclusioni

Per concludere, si può dire che tutte le tecniche appena descritte, ossia la collaborazione con istituti specializzati, l’assunzione dall’esterno e la riqualificazione interna, possono condurre ai risultati desiderati, purché siano allineaterispetto alle esigenze organizzative e alla vision aziendale. Ciò ribadisce il fatto che non esiste una one-best-way, cioè una soluzione valida a livello universale; nonostante ciò, sono presenti delle one-best-fit, ossia delle tecniche migliori di altre a seconda delle contingenze che vengono fronteggiate dalle organizzazioni. In più, occorre precisare che le 4 aziende analizzate non ritengono che l’intelligenza artificiale sia destinata a sostituire drasticamente gli esseri umani nell’attività lavorativa. Infatti, tutte le soluzioni descritte volte a sviluppare competenze tecnologichesono finalizzate al potenziamento delle abilità dell’uomo, in modo tale da garantire una cooperazione tra quest’ultimo e le macchine intelligenti.

 

Bibliografia

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Note

[1] Chakraborty, A. (2021), op. cit.

[2] https://bids.berkeley.edu/news/berkeley-institute-data-science-and-accenture-applied-intelligence- announce-new-collaboration2022/07/18.

[3] https://www.accenture.com/_acnmedia/PDF-63/Accenture-CoBE-Brochure-Italian.pdf#zoom=50.

[4] https://www.levistrauss.com/2021/05/17/machine-learning-bootcamp/ 2022/07/19.

[5] Taulli, T. (2021), op. cit.

[6] Carmona, 2019

[7] Carmona, 2019

[8] Carmona, 2019

[9] Mauro, 2020

[10] Morgan, 2018

[11] Carmona, 2019

[12] Eitel-Porter, 2018

[13] Moore, 2015

[14] Johnson, et al., 2019

[15] Carmona, 2019

[16] Carmona, 2019

[17] Carmona, 2019

[18] Dandona, G. S., Sharma, J., & Wright, M. (2021). Our own digital journey: upskilling hundreds of McKinsey technologists in AI. McKinsey Global Institute. Retrieved from https://www.mckinsey.com/about-us/new- at-mckinsey-blog/ai-upskilling-for-over-500-firm-technologists 2022/07/19.

[19] https://www.mckinsey.com/about-us/new-at-mckinsey-blog/mckinsey-receives-top-ranking-in-the- forrester-wave-ai-report 2022/07/19.

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