Innovazione: Il modello Demand Pull

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Innovazione: Il modello Demand Pull

Nel nostro articolo Innovazione – Il modello Technology Push abbiamo visto come l’approccio Technology Push, nato negli anni ’40 del secolo scorso, attribuisca all’attività di ricerca e sviluppo il ruolo di fonte esclusiva del processo innovativo e ritenga che il progresso scientifico e tecnologico segua percorsi non influenzati dalle esigenze del mercato.

Durante gli anni Sessanta, si assiste ad un’inversione di tendenza nel pensiero e anche nel percorso della struttura dei modelli: protagonista diventa infatti il cliente, o meglio la domanda e la richiesta proveniente dal mercato.

Il modello viene quindi invertito totalmente ed il punto di partenza diventa quello che era la fine del processo, ossia il marketing.

Si ritiene infatti che i consumatori esprimano le loro preferenze in merito ai prodotti o ai servizi attraverso le diverse modalità di domanda. I produttori, attraverso le modifiche nella variazione della struttura della domanda e dei prezzi, percepiscono queste preferenze e cercano di soddisfarle attraverso le innovazioni tecnologiche.

Dal momento che il consumatore diventa oggetto principale dell’interesse nel mercato e da parte dell’azienda, assumono un ruolo centrale le analisi sociali, ossia quelle concernenti l’andamento demografico, ma soprattutto le caratteristiche e le variazioni nelle preferenze con il mutare delle generazioni.

Jacob Schmookler è stato il primo economista ad esplorare statisticamente l’economia dell’innovazione tecnologica ad un livello industriale dettagliato. Ha cristallizzato la nozione di cambiamento tecnologico endogeno e la sua influenza sulla crescita economica due decenni prima che il concetto fosse reinventato dai macroeconomisti.

Prima che Schmookler fornisse i suoi contributi, la convenzione in economia era che le innovazioni tecnologiche fossero guidate dal lato dell’offerta poiché i progressi nella conoscenza aprivano nuove opportunità per invenzioni e innovazioni redditizie.

Attraverso l’analisi approfondita di serie temporali e dati trasversali sui brevetti e studi di casi storici, Schmookler dimostrò che anche le influenze della domanda erano importanti: più intensa era la domanda, più gruppi e individui creativi erano attratti a lavorare su un problema irrisolto e più invenzioni brevettabili generavano.

Jacob Schmookler¹, studiando le statistiche relative ai brevetti, diede una prima dimostrazione del fatto che l’attività di innovare è ricettiva e reattiva al richiamo della domanda del mercato.

Questa idea diventa il precursore del modello Demand Pull.

Lottando durante i primi anni sessanta per conciliare le ipotesi conflittuali Knowledge-Push e Demand-Pull, Schmookler sostenne che entrambe potevano essere importanti. Egli ipotizzò che la padronanza superiore di aree rilevanti di conoscenza, per esempio, la specializzazione in chimica, elettronica, o costruzione di macchine, determinasse il luogo di lavoro nell’industria per soddisfare la domanda insoddisfatta. La domanda stessa potrebbe essere trovata in un’industria completamente diversa.

Le premesse dell’idea di Schmookler sono in sintesi due:

  • La prima concerne il fatto che l’abilità di creare innovazioni è diffusa, flessibile e risponde alle opportunità di ottenere un profitto.
  • La seconda concerne invece l’assunto che più ampio è il mercato attuale o potenziale, più l’attività innovativa sarà diretta verso queste tipologie di mercato.

Questo avviene sia perché la profittabilità dell’invenzione cresce al crescere della dimensione del mercato, sia perché più frequenti sono gli incontri tra capacità inventive e problemi che necessitano trovare soluzione, più l’attività di invenzione è propensa ed indirizzata ad incontrare la domanda.

I principali autori di questo modello sono stati Kline e Rosenberg (1996). Kline e Rosenberg elaborarono questo modello come soluzione dei limiti del modello Technology Push:

  • Il primo limite è costituito dall’esistenza di una serie di rapporti causa-effetto che non possono valere sempre. Nella maggioranza dei casi, le innovazioni sono trainate dalla domanda (Demand Pull) e non dall’offerta (Technology Push). Le innovazioni sono la risposta ai bisogni dei clienti user-innovation e le imprese, per soddisfare tali esigenze, utilizzano le conoscenze già note, siano esse codificate o tacite, ed eventualmente, se queste non bastano, decidono di investire in ricerca formale.
  • Il secondo limite è costituito dalla mancata previsione, nel modello Technology Push, di meccanismi ciclici e feedback. Ciò rende oggettivamente difficile separare nettamente il “pull” della domanda dal “push” del progresso tecnico.

La relazione tra ricerca di base e ricerca e sviluppo si esplicita attraverso l’utilizzo della conoscenza generata in ricerca di base per la produzione di nuove tecnologie nella sfera ricerca e sviluppo.

Questa relazione può seguire due direzioni:

  • Innanzitutto, la trasformazione dei risultati della ricerca scientifica in tecnologie orientate a risolvere determinati problemi. Alcuni esempi sono le tecnologie di diagnostica per le immagini, sviluppate in seguito alla scoperta della Risonanza Magnetica tra il 1945 e il 1952 da Felix Bloch e Edward Mills Purcell (Premi Nobel nel 1952).
  • In secondo luogo, la ricerca avviata, in laboratori pubblici o privati, per esplorare nuovi territori oltre la frontiera della conoscenza scientifica, nella prospettiva di produrre un avanzamento tecnologico in determinati settori industriali. Ad esempio, l’invenzione dei transistor nei Bell Telephone Laboratories (Bell Labs) tra il 1948 e il 1951 oggetto di studio da parte di Richard Nelson (1962).

Questo modello è emblematico della coevoluzione di ricerca di base e ricerca e sviluppo, che rende più sfumato il confine tra ricerca di base e sviluppo tecnologico e quindi più difficile la separazione netta tra il momento e il luogo di origine della scoperta o dell’invenzione.

Dopo alcuni anni di validità di questo modello, ne si comincia a percepire l’insufficienza e il limite di non poter considerare congiuntamente i due fattori principali: la tecnologia e la ricerca scientifica con la domanda di mercato, che in realtà risultano essere profondamente correlati tra di loro.

Nasce così il modello combinato, che mette insieme le basi dei modelli Technology Push e Demand Pull e del quale parleremo al prossimo appuntamento.

¹ Jacob Schmookler è stato il primo economista ad esplorare statisticamente l’economia dell’innovazione tecnologica ad un livello industriale dettagliato. Ha cristallizzato la nozione di cambiamento tecnologico endogeno e la sua influenza sulla crescita economica due decenni prima che il concetto fosse reinventato dai macroeconomisti. Prima che Schmookler desse i suoi contributi, la convenzione in economia era che le innovazioni tecnologiche fossero guidate dal lato dell’offerta poiché i progressi nella conoscenza aprivano nuove opportunità per invenzioni e innovazioni redditizie. Attraverso l’analisi approfondita di serie temporali e dati trasversali sui brevetti e studi di casi storici, Schmookler dimostrò che anche le influenze della domanda erano importanti: più intensa era la domanda, più gruppi e individui creativi erano attratti a lavorare su un problema irrisolto e più invenzioni brevettabili generavano. Lottando durante i primi anni ’60 per conciliare le ipotesi conflittuali knowledge-push e demand-pull, Schmookler sostenne che entrambe potevano essere importanti. Egli ipotizzò che la padronanza superiore di aree rilevanti di conoscenza, per esempio, la specializzazione in chimica, elettronica, o costruzione di macchine, determinasse il luogo di lavoro nell’industria per soddisfare la domanda insoddisfatta; la domanda stessa potrebbe essere trovata in un’industria completamente diversa.

Bibliografia:
  • An overview of innovation, R. Kline, Nathan Rosenberg
  • The positive sum strategy: harnessing technology for economic growth, Ralph Landau, Nathan Rosenberg
  • Innovazione Tecnologica, Impresa e Competitività, G. Adamoli
  • Inside the Black Box: Technology and Economics, Nathan Rosenberg
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