È vero che, secondo il Dalai Lama, “quando parli ripeti semplicemente quello che sai già; quando ascolti, al contrario, puoi imparare qualcosa di nuovo”, ma la possibilità di esprimere la propria opinione costituisce prerequisito fondamentale per innescare un processo di innovazione in un’organizzazione.
Il metodo della Spirale del Silenzio (Spiral of Silence) di Elisabeth Noelle-Neumann1 è un modello che spiega perché le persone non sono disposte ad esprimere le loro opinioni in pubblico quando credono di essere in minoranza.
Il modello a spirale di silenzio descrive la crescente pressione che le persone notano per nascondere le loro opinioni, quando appunto ritengono di essere in minoranza.
Il quadro si basa su tre presupposti:Nel suo libro del 1984, Noelle-Neumann esamina l’opinione pubblica come una forma di controllo sociale. Gli individui notano quasi istintivamente le opinioni di coloro che li circondano, modellando il loro comportamento sulla base degli atteggiamenti prevalenti in merito a ciò che è ritenuto accettabile.
Più una persona ritiene che la propria opinione sia simile all’opinione pubblica prevalente, più è disposto a divulgare apertamente tale opinione in pubblico. Poi, se il sentimento pubblico cambia, la persona riconoscerà che l’opinione è meno favorevole e sarà meno disposta ad esprimere pubblicamente questa opinione.
Se la distanza percepita tra l’opinione pubblica e l’opinione personale di una persona cresce, quella persona sarà meno probabile che voglia esprimere la sua opinione.
Come riportato da Alessandra Colonna, nel suo libro “Il manager della negoziazione. Creare valore e capitale sociale in azienda”, uno studio condotto da Neil Rackham e John Carlisle “dimostra che i negoziatori esperti formulano esattamente il doppio delle domande rispetto alla media e che trascorrono una percentuale prossima al 38,5% del tempo ad acquisire e verificare informazioni, a fronte di una media del 18%. Uno studio sugli avvocati statunitensi citato da G. Richard Shell ha scoperto che “i negoziatori più esperti sono quelli in grado di sondare le posizioni della controparte””.
“Già tra i banchi di scuola – osserva ancora Alessandra Colonna – il porre domande viene stigmatizzato come generico indice di impreparazione o larvato dissenso, in considerazione di un’impostazione tendenzialmente accademica e spesso di inclinazione dogmatica del nostro sistema educativo, anziché essere valutato e incentivato come manifestazione di sana curiosità, volontà di approfondimento o interesse per una migliore comprensione.”
La tesi di Elisabeth Noelle-Neumann è dunque che i mezzi di comunicazione di massa, ma soprattutto la televisione, grazie al notevole potere di persuasione sull’opinione pubblica, siano in grado di enfatizzare opinioni e sentimenti prevalenti, mediante la riduzione al silenzio delle opzioni minoritarie e dissenzienti.
Nello specifico, infatti, la teoria afferma che una persona singola è disincentivata dall’esprimere apertamente e riconoscere a sé stessa un’opinione che percepisce essere contraria all’opinione della maggioranza, per paura di riprovazione e isolamento da parte della presunta maggioranza.
Questo fa sì che le persone che si trovino in tali situazioni siano spinte a chiudersi in un silenzio che, a sua volta, fa aumentare la percezione collettiva (non necessariamente esatta) di una diversa opinione della maggioranza, rinforzando, di conseguenza, in un processo dinamico, il silenzio di chi si crede minoranza.
Diceva Albert Einstein: “Spesso tutti sono convinti che una cosa sia impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza”. Spesso nelle organizzazioni in cui operiamo possono verificarsi le condizioni in cui le persone siano disincentivate ad esprimere idee divergenti dall’opinione della massa.
L’innovazione passa anche attraverso la creazione di un clima favorevole all’espressione della divergenza.
1 Elisabeth Noelle-Neumann (Berlino, 19 dicembre 1916 – Allensbach, 25 marzo 2010) è stata una sociologa tedesca, professoressa emerita di scienze della comunicazione all’Università di Magonza.